Con questo nuovo articolo mi dedico a rispondere alla domanda che mi ha inviato Roberta, in occasione del webinar di orientamento professionale che ho tenuto il 12 Gennaio 2015.
Ho scelto per oggi la domanda di Roberta perché riflette i dubbi e la confusione che incontro più spesso nelle persone che mi chiedono aiuto e consulenze individuali.
Ma quello che dirò in questo articolo si adatta a chiunque è in cerca di spunti per capire in quale direzione orientare i propri sforzi di realizzazione personale e professionale, a chi si sta muovendo in modo incerto o confuso nel mondo del lavoro, senza un intento preciso e senza una strategia.
Roberta ha un sacco di talenti e di passioni, ma fatica a trasformarli in un’azione professionale organica, sviluppata, solida e comunicata in modo attraente – ecco come si descrive:
L’interesse c’è, ma c’è confusione, da un anno mi sono licenziata e ora sono conduttrice di laboratori di circo sociale e teatro comico.
Accanto a questo c’è la parte artistica, ancora un po’ poco sviluppata e su cui vorrei lavorare di più per finire spettacoli e promuoverli.
Ti possono essere d’aiuto queste informazioni?
Grazie, Roberta.

La domanda di Roberta mi ha portato a disegnare le tre bolle colorate dell’immagine in evidenza qui sopra, all’inizio dell’articolo, nel tentativo di dare una struttura alla mia risposta e nell’intento di guidare tutte le persone “professionalmente confuse” a trovare chiarezza e orientare i propri slanci professionali in modo coerente con la propria natura.
Ogni bolla esprime una di quelle che secondo me sono le 3 domande chiave che ci aiutano a individuare il nostro “lavoro ideale”, cioè quello più adatto a noi, capace di renderci felici e soddisfatti, quello che ogni mattina non vediamo l’ora di intraprendere, nel quale mettere in gioco il cuore del cuore di ciò che siamo e che amiamo.
Un lavoro da cui non essere costretti a desiderare di evadere quando finalmente si avvicina la fine della giornata lavorativa.
Un lavoro da cui non abbiamo necessità di scappare quando arriva l’estate.
Ecco, per me è questo il mio lavoro ideale: quello che non mi peserebbe fare neppure in vacanza!
Ecco le tre domande, su cui ti invito a riflettere, e sulle quali vorrei tu invitassi la tua intelligenza primitiva, la tua naturale capacità di orientamento e scelta, a manifestarsi dandoti informazioni e ispirazioni.
1)   Cosa ti piace?
Cioè: cosa ti accende? Cosa ti illumina gli occhi? Cosa ti fa aprire il cuore, quando ci pensi? Cosa ti attiva, ti rende vitale e pieno di energia? Cosa non ti stanca, anzi, ti rigenera, quando ti ci dedichi? Quali sono le tue passioni?
Devi partire da qui, perché è in queste risposte che trovi in quali situazioni tu sei presente 100%, testa-cuore-pancia.
2)   Cosa sei bravo a fare?
Cosa ti viene bene al primo colpo? Cosa ti viene facile? Cosa impari subito senza difficoltà? Per quali attività da sempre ti senti naturalmente portato? Per quali competenze le altre persone già si rivolgono a te?
È proprio in ciò che ci viene facile, e bene, e che ci fa sentire bene, che risiede il nostro talento naturale, il nostro genio nativo (ti piace? twittalo cliccando qui!) quel mix di capacità e attitudini che ti rende unico, e che, riconosciuto e valorizzato, ti permette di essere bravo in quello che fai.
Quando portiamo nel nostro lavoro i nostri talenti e il nostro genio nativo, non solo non ci stanchiamo mentre lavoriamo, ma ci ricarichiamo! Questo è l’effetto del fare ciò per cui siamo stati “progettati”, onorando quei colori che solo noi abbiamo per contribuire al grande dipinto del mondo.
3)   Chi ti paga?
Cioè: chi sarebbe disposto a pagarti per qualcuna delle cose che sai o che sai fare? Può essere anche una ristretta nicchia di persone, ma per trasformare una passione in reddito, ci vuole qualcuno che ha bisogno di quello che tu sei e che hai da offrire.
Se no le tue passioni e le cose che fai bene possono tranquillamente rimanere nell’ambito dell’hobby e del tempo libero.
Quindi con questa domanda tu hai la possibilità di scegliere, fra tutte le cose che ami e che sei bravo a fare, quelle che sposano i bisogni di una specifica nicchia di mercato.
È nell’area di intersezione fra queste tre bolle che si gioca la tua area di investimento professionale.


 Mi piace

+

Mi viene bene

+

Qualcuno mi paga per farlo

=

lavoro ideale!


A Roberta e a tutte le persone un po’ incerte sulla strada da percorrere, e desiderose di dare una forma efficace al proprio lavoro, risponderei dunque con queste tre domande, preliminari a un lavoro approfondito in più passi, che è poi il mio programma Genio Nativo.
Sintetizzo quindi per tutti i successivi passi necessari a traghettare dalla confusione professionale alla chiarezza di idee e alla pianificazione strategica della propria realizzazione professionale:
1. A partire dalle domande 1 e 2 qui sopra, dalla ricostruzione della timeline della propria storia, e dalla mappatura di tutto ciò che hai e sei ora (Mappa del sè arboreo) costruiremo insieme la mappa completa delle tue competenze (ciò che sai, ciò che sai fare, ciò che sei), delle risorse che hai a disposizione ora (tempo, soldi, network), dei tuoi desideri (aree preferite di attività, aspirazioni professionali, stile di vita, obiettivi economici).
2. Mappatura della Tribù, cioè identificazione della tua nicchia di clienti potenziali, le persone che possono essere interessate a seguirti, diffondere la voce su di te, acquistare i tuoi prodotti o servizi. La mappatura include l’analisi completa delle caratterisctiche della tua Tribù: caratteristiche, bisogni, desideri, frustrazioni, paure, stile di vita, luoghi virtuali dove si confrontano e scambiano opinioni.
3. Costruzione del tuo prodotto o servizio, a partire da quanto mappato al punto 2, cioè modellando le caratteristiche di ciò che hai da offrire sui bisogni delle persone a cui vorresti vendere ciò che fai. Questa è la fase più critica e delicata, dove è fondamentale decentrarsi ed entrare realmente nei bisogni e nel cuore delle persone cui vogliamo rivolgerci, per disegnare il prodotto o il servizio che più cor-risponda alle loro necessità.
4. Analisi approfondita della tua idea di business, per permetterti di valutare la concretezza e la validità della tua idea professionale, in relazione al tipo di nicchia che hai scelto come gruppo di potenziali clienti. In questa fase si mette a punto la tua idea e si crea la strategia di comunicazione con cui far conoscere al mondo che esisti e che hai una cosa meravigliosa da offrire a un certo tipo di persone.
5. Costruzione della comunicazione del tuo prodotto o servizIo: è il momento in cui trasfondere tutto ciò che sai sui bisogni e sui sogni della tua nicchia di potenziali clienti, in parole e contenuti. E’ anche il momento in cui scegliere quali mezzi di comunicazione sono i più adatti per te e per il tuo progetto professionale. Un blog? Un sito web? Una pagina Facebook? Non ci sono risposte univoche per tutti. Ogni persona, e ogni prodotto o servizio, devono essere valutati approfonditamente per evitare di perdere tempo in azioni inutili rispetto al risultato che ci si prefigge.
6. Costruzione del lancio del tuo progetto professionale: attraverso una serie di passi progressivi, si crea un percorso di azioni di marketing e comunicazione che creano aspettativa e desiderio di saperne di più nella nicchia di clienti potenziali a cui vuoi rivolgerti. Anche questa è una fase delicata che richiede pianificazione e cura.
7. Lancio, creazione e mantenimento della tua tribù, monitoraggio dei risultati, miglioramento continuo della tua comunicazione e del tuo prodotto o servizio: attraverso la costruzione di un piano strategico di mantenimento del tuo progetto professionale, garantirai un futuro al tuo lavoro, e un apliamento progressivo delle persone toccate dal tuo messaggio, dal tuo valore, generando via via sempre più risonanza e coinvolgimento della tua tribù.
La cosa veramente forte del processo qui sopra, è che si può adattare a qualunque tipo di progetto professionale, da un negozio virtuale su Etsy, alla consulenza filosofica, al negozio di ferramenta sotto casa.
E’ un percorso di business development e personal branding fondamentale per qualunque idea professionale che voglia avere un futuro, e solide gambe per andarci. vi racconterò di più su ciascuna di queste tappe nei prossimi articoli.
Si tratta di costruire la vostra identità professionale, dandole un’immagine che sia coerente con quello che siete e con l’onda che volete generare nel mondo intorno a voi.
Se qualcuno vi dice IKEA, cosa pensate? Cosa sentite? Ecco, quello che pensate e che sentite, le immagini, i profumi, i valori che vi vengono in mente, è il risultato del processo di costruzione del brand che Ikea ha fatto su di sè.
Questo è il vostro brand: la vostra identità professionale. I vostri colori, la vostra forza, i vostri valori. (ti piace? twittalo cliccando qui!)


Un’altra domanda cruciale, che purtroppo nessuno ci fa mai è questa: che persona vuoi essere?
Sin da bambini ci chiedono: “che lavoro vuoi fare da grande?”. Siamo una repubblica basata sul lavoro, e forse per questo c’è un così forte stress su questa domanda, ma secondo me viene anche da una routine superficiale, da un’inerzia sociale che mette l’accento più sul fare che sull’essere.
Ma non sarebbe molto più utile per la felicità delle persone, domandarsi: “che persona vuoi diventare da grande?”. (ti piace? twittalo cliccando qui!)

  • Che genere di persona vuoi essere? Di quali valori vuoi farti portatore?
  • Quale colore vuoi irradiare intorno a te?
  • Quali risonanze vuoi generare negli ambienti e con le persone che frequenti?
  • Che tipo di persone vorresti avere intorno a te, da mattina a sera?
  • Per cosa vorresti che il mondo o le persone che ami ti ricordino, dopo che te ne sarai andato?
  • Che stile di vita vuoi avere?
  • Cosa vuoi fare da mattina a sera, o giù di lì?

Sono queste le domande che ci fanno guardare al lavoro come all’opportunità che esso sostenga e supporti il nostro orizzonte di vita, anziché eroderlo e mangiarlo, giorno dopo giorno.
Quanti di voi tornano a casa la sera dal lavoro e sono sfiancati, non tanto fisicamente magari, ma proprio energeticamente impoveriti, incapaci di fare altro che buttarsi sul divano a guardare la tele o su internet a consumare contenuti passivamente?
Possiamo considerare questo come il sintomo che il vostro lavoro esaurisce le vostre risorse di vita?
Il nostro lavoro dovrebbe caricarci e farci stare bene, non esaurirci. (ti piace? twittalo cliccando qui!)

Vi consiglio fortemente di guardare questo video, che vi lascerà con una voglia pazzesca di andare alla carica della vita!
Lo so, non c’entra nulla con il mondo in cui viviamo, ma voglio che lo guardiate prima, e che poi torniate qui a rispondere a questa domanda: quando mai noi abbiamo tutta quella energia?! Cosa fanno queste persone da mattina a sera per avere tutta quella forza vitale?
Ve lo dico io: fanno quello per cui sono nati. Vivono il loro progetto originario.
Vivono in modo da onorare quel bagaglio di possibilità per cui il loro corpo, il loro cuore e la loro testa sono stati progettati, in 4 milioni di anni di evoluzione a stretto contatto con la natura e con un villaggio umano capace di sostenere e coltivare tutto ciò.
Se cercate di scavare una buca con una forchetta, secondo voi state usando la forchetta per ciò per cui è stata progettata?
E se cercate di mangiare gli spaghetti con un badile?
Ecco, noi spesso facciamo di noi stessi esattamente la stessa cosa: facciamo di noi qualcosa che è assolutamente estraneo alla nostra natura.
E lo facciamo perché nessuno ci ha insegnato a conoscere la nostra natura!
La scuola non ci insegna a conoscerci, a onorarci e a valorizzare la nostra unicità (almeno, non tutti i tipi di scuole. Le scuole che adottano la pedagogia Waldorf sono invece focalizzate proprio sul riconoscimento del talento e sul sostegno del suo sviluppo).
La famiglia spesso non ha le competenze per orientarci: spesso sono i nostri stessi genitori a insegnarci che il lavoro serve solo per portare a casa lo stipendio, perché anche a loro nessuno a insegnato come sia possibile portare tutto il proprio essere nel lavoro, e usarlo a sostegno della vita, e non solo dal punto di vista economico.
Per questo, il primo passo verso la costruzione di un lavoro su misura per noi, è conoscere la nostra natura profonda, il “conosci te stesso” di socratica memoria, lavorare sul chi siamo, quali passioni, competenze e predisposizioni possediamo.
Spesso non è facile fare questo lavoro di riconoscimento da soli: siamo troppo vincolati e condizionati da quello che nel tempo ci hanno detto gli altri (maestri, genitori, insegnanti, amici, parenti…) o da quello di cui ci siamo convinti di noi stessi.
Ci tagliamo le gambe da soli, ci impediamo di venire alternative alla routine che nel tempo si è solidificata.
Nei prossimi articoli cercherò quindi di darti qualcuno degli strumenti che uso nei percorsi individuali di consulenza e orientamento, per permetterti di iniziare a lavorare su di te, subito, per riconoscere la tua natura, il tuo progetto originario e gradualmente farti aiutare da lui a trovare quella felicità professionale che completa la nostra vita personale.
Ma  hai già qualche domanda in questo articolo su cui iniziare a lavorare!
Ti consiglio di iniziare proprio da queste, che richiamo e articolo di seguito, seguendo le indicazioni di questa pratica primitiva:

  • Ritagliati un tempo solo tuo, in cui sei a casa o (meglio ancora!) in natura in un luogo che ami, tranquillo.
  • Regola le luci come ti piace, se vuoi puoi anche mettere una musica delicata di sottofondo, ma il silenzio è più neutro e ti permette una migliore concentrazione.
  • Poi fai un po’ di stretching: stirare il tuo corpo e sentirti in pieno comfort fisico è FONDAMENTALE per iniziare a richiamare la tua intelligenza primitiva, che si radica nel corpo e si attiva attraverso la tua intenzione di ascoltarla! Quindi: fai tutti i movimenti di cui hai bisogno per sentirti in pieno comfort fisico, presente, sciolto e attivo. Ricordati che corpo e mente sono strettamente connessi e un corpo contratto equivale a una mente e una capacità di pensiero contratti.
  • Quando hai fatto, trova una posizione comoda sdraiato o seduto (sul divano, per terra, su una poltrona… come preferisci!).
  • Ascolta il tuo respiro e stai qualche istante in questo ascolto del tuo respiro, senza modificare nulla.
  • Metti una mano sul cuore e un’altra sul basso ventre (l’utero per le donne). Ascolta il tuo respiro viaggiare fra questi due centri, mentre solleva e abbassa le tue mani. Stai qualche istante in questo ascolto.
  • Quindi appoggia in questo spazio di ascolto corporeo le seguenti domande, una dopo l’altra:

o   Cosa ti piace? Cosa ti accende? Cosa ti fa sentire leggero, luminoso, aperto?
o   Cosa ti viene particolarmente bene? Quali attività ti riescono facili, veloci, senza fatica?
o   Per quali tue capacità vieni riconosciuto spesso dagli altri? Per cosa la gente si rivolge a te, chiedendoti aiuto o supporto?
o   Da piccolo, cosa ti piaceva fare? per cosa ti dicevano che eri portato?
o   Ora prova a guardarti da fuori, e osserva: quale colore senti di irradiare intorno a te? Che tipo di “energia” porti con le persone e negli ambienti che frequenti?
o   Di quali valori ti vuoi sentire portatore?
o   Come la tua attuale vita personale e professionale riflette questi valori, e ciò che per te è importante nella vita?
o   C’è qualche modo in cui la tua vita e il tuo lavoro potrebbero esprimere ancora di più questi valori?
o   Il tuo lavoro ti permette di sentirti te stesso 100%?
o   Prova a immaginare la tua giornata lavorativa ideale: cosa fai il mattino? Dove mangi? E il pomeriggio, cosa fai? Quali persone ti circondano? Che tipo di scambio hai con loro? Come ti senti durante la giornata? E a fine giornata? E alla fine della settimana lavorativa? Per quale sogno stai lavorando? Per quale visione di te e del mondo?
o   In che modo con il tuo lavoro contribuisci a rendere la tua vita migliore?
o   Il tuo lavoro, oggi, ti permette di portare vita a te, vita agli altri, e vita alla vita? (ti piace? twitta questa domanda cliccando qui!)

È proprio con quest’ultima domanda, che ho imparato lavorando con la mia mentore Maia Cornacchia, che ti saluterò.
Penso che sia una domanda importantissima, alla luce della quale osservare non solo il nostro lavoro, ma tante attività e scelte che ogni giorno ci coinvolgono.
Dimmi nei commenti qui sotto se c’è qualcosa che puoi fare, da subito, per far sì che il tuo lavoro porti vita a te, e vita agli altri, e vita alla VITA.
Aspetto di leggerti!
Tua Diana