Buongiorno a tutti!
In questo articolo risponderò a una domanda che ho ricevuto da Daniela, una delle persone che hanno partecipato al webinar gratuito di orientamento professionale del 12 gennaio, in diretta web, di cui trovate una replica QUI.
Ecco la domanda di Daniela:
La multinazionale per cui lavoro ha aperto una procedura di mobilità per cui a 48 anni devo reinventarmi è trovare un altro posto.
Visto che dovrò lavorare ancora 20 anni la voglio vedere come la seconda parte della mia vita lavorativa 🙂
Meglio puntare sulle esperienze già fatte o investire su dei corsi e partire da zero seguendo le proprie passioni?
Grazie
Daniela
Cara Daniela, penso che la domanda che poni interessi a molte persone, non solo che hanno perso il proprio lavoro, ma anche a chi ce l’ha ma non è tanto soddisfatto, e a chi è appena uscito dalla scuola o dall’università o da qualunque altro tipo di percorso formativo e vuole capire come e dove orientare la propria crescita.
Ho scelto quindi di rispondere per prima alla tua domanda, perché racchiude dei tratti comuni anche ad altre domande che ho ricevuto da altri iscritti al webinar del 12 Gennaio su “Coaching, counselling eccetera”).
Nel modo in cui mi porgi il tuo quesito io colgo questi tratti:
– grande momento di cambiamento nella tua vita: un cambiamento esterno non programmato e non sotto il tuo controllo (l’azienda che apre la mobilità), genera la necessità di un cambiamento interno (perdita delle certezze precedenti, uscita dall’area di comfort – ma anche d’inerzia, necessità di reinventarsi una nuova situazione)
– sensazione di opportunità: questa è la cosa bella che stai facendo: anziché abbatterti, vuoi capire come usare questa trasformazione obbligata per ricavarne anche più felicità professionale, e affrontare con questo spirito aperto e positivo la “seconda parte della tua vita lavorativa”. Bene! Il modo in cui ci si vede nei momenti di passaggio influenza decisamente il risultato (sia in positivo sia in negativo).
– Dubbio sulla forma da dare alla propria nuova impresa di ri-costruzione professionale: continuità o discontinuità con il passato? Dal modo in cui poni la domanda, deduco che nella prima parte della tua vita lavorativa forse le tue passioni non erano al centro della tua professione, e quindi ti domandi se ora puoi invece sperare di investire lì dove batte il cuore.
Dimmi se vedo giusto: le alternative che ti poni sono:
1) continuità: cerco un nuovo lavoro nello stesso ambito in cui ho lavorato finora
2) discontinuità: costruisco un nuovo lavoro tutto mio a partire dalle mie passioni, andando a cercarmi eventuali formazioni mancanti che mi possono aiutare in questo percorso.
Se è così, e spero di aver interpretato correttamente la formulazione della tua domanda, mi viene da proporti quella che per me è una parola chiave, ogni volta che devo fare scelte importanti, capire cosa fare, in che direzione muovermi, quali risorse attivare: ASCOLTO.
Quindi: quello che ti proporrò nel proseguo di questa risposta, è questo percorso di ascolto:
1) Ascoltare il passato alla luce del futuro
2) Ascoltare la tua visione ideale
3) Ascoltare chi sei e cosa hai
4) Attivare la fiducia.
Premessa importante: io so che tu dentro di te hai già tutte le informazioni di cui hai bisogno per orientarti e fare la scelta migliore, basta solo che ti dai lo spazio, il tempo e l’ascolto necessario per sintonizzarti sulla tua naturale capacità di orientarti e agire (che io chiamo appunto intelligenza primitiva!), e attivare la fiducia.
Come dice la mia mentore Maia Cornacchia: “Abbiamo già tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici, basta solo ricordarcene e riconquistare la fiducia!”.
1) Ascoltare il passato alla luce del futuro.
In questa prima fase ci focalizziamo sul riattivare la tua intelligenza primitiva per darti input su quello che professionalmente hai fatto finora.
Se non sai cosa è l’intelligenza primitiva, vai QUI: http://bit.ly/intelligenza-primitiva–cosa-e scopri di più!
Per riattivare la nostra intelligenza primitiva, dobbiamo costruire il setting adatto.
Ecco i miei suggerimenti per la costruzione di un setting ideale per questo proposito:
– Se ti è possibile, vai in un luogo naturale che ti piace: un parchetto vicino a casa, una fontana, un bosco, una strada di campagna, una passeggiata in montagna o al mare. Prenditi del tempo! Devi affrontare domande importanti, che meritano il tuo pensiero e la tua dedizione anche nel prepararti a trovare le migliori risposte.
– Se non ti è possibile andare in natura, scegli un luogo accogliente della tua casa: regola la luce in modo che sia piacevole, se ti fa piacere spargi qualche goccia della tua essenza preferita nel diffusore (sconsiglio i bastoncini d’incenso perché le polveri sono dannose per il respiro).
Una volta arrivata in questo luogo che ti fa sentire bene (in natura o a casa), e connessa con la natura, stirati un po’, riattiva dolcemente il tuo corpo con piccoli e dolci movimenti, anche piccoli di stiramento o automassaggio.
Così è come se dicessi al corpo: ehi, sono qui, vedi che ti ascolto, adesso puoi parlarmi.
Poi prenditi qualche minuto per sederti tranquilla, in una posizione comoda, e ascolta i suoni intorno a te. Quelli più piacevoli ma anche quelli più fastidiosi.
Ascolta i suoi dal più lontano al più vicino. I suoni davanti a te, i suoni dietro a te, i suoni alla tua destra, quelli alla tua sinistra.
Quindi mappa il tuo corpo: metti la tua attenzione sui tuoi piedi, e da lì scorri con l’attenzione tutto il tuo corpo, dall’interno, ascoltando parte dopo parte del tuo corpo come ti senti, come stai, dando il buongiorno alle caviglie, alle ginocchia, e salendo su verso il bacino e tutto quello che c’è dentro, fino, al tuo cuore, da lì verso le mani, e il cuore delle tue mani, poi risalendo verso il collo, la radice della testa, il cranio e quello che c’è dentro.
Ascolta infine da dentro il tuo viso, i tuoi occhi, la tua mascella, rilasciala leggermente, in modo che non sia serrata. E ascolta qualche minuto il tuo respiro, senza modificare nulla, a occhi chiusi.
A questo punto dovresti essere sufficientemente presente e centrata, per accogliere nella tua attenzione le domande seguenti.
Leggile una ad una, e prima di passare alla successiva ascolta tutto quello che nasce nelle sensazioni del tuo corpo e del tuo cuore. Registra tutte le informazioni, sensazioni e intuizioni che ti arrivano, a occhi chiusi (così facilitiamo l’accesso a stati di coscienza più meditativi, e l’integrazione fra emisfero cerebrale destro e sinistro!).
- Prova a pensare di mandare curriculum a società analoghe a quella dove hai lavorato finora, proponendoti per lo stesso ruolo, o per un ruolo analogo, a quello che hai finora ricoperto. Come ti senti all’idea?
- Che sensazione ti dà immaginarti nei prossimi 20 anni in situazioni professionali analoghe?
- Questa prospettiva sostiene la tua aspirazione alla felicità personale?
- Supporta lo stile di vita che vuoi avere?
- Questo sbocco professionale sostiene la crescita della tua qualità umana?
- Sostiene la qualità che vuoi avere nelle relazioni?
- Come questo lavoro si inserisce nella tua visione generale della vita? È in risonanza o in dissonanza?
- Ti senti 100% te stessa in questa professione?
- Senti cor-rispondenza (risposta del tuo cuore) ma anche cor-rispon-danza (il tuo cuore risponde danzando) alla visione di te in una situazione analoga a quella che hai vissuto professionalmente finora, per i prossimi 20 anni?
Ascolta le risposte del tuo sapere organico, della tua intelligenza primitiva, appoggiando queste domande una dopo l’altra nel tuo cuore e nel tuo corpo, e osservando quali risposte si generano.
Potresti percepire sensazioni di apertura, di chiusura, di attivazione, o di spegnimento, di chiarezza o di confusione, di oscurità o di preoccupazione.
Registra tutte le sensazioni che ti arrivano in risposta a queste domande pensando al primo scenario: tu per altri 20 anni in situazione analoga a quella che hai vissuto finora.
Il cuore ci dà un sacco di informazioni, se solo lo ascoltiamo!
È in realtà il nostro principale organo di senso (senso come sensazione, come significato e come direzione) e cognizione: quasi la metà del tessuto del cuore è tessuto nervoso, e il suo campo elettromagnetico è il più forte dell’intero corpo umano. Ne parlo estesamente nella quarta puntata del percorso Primitivo in 7 Giorni (se non sei ancora iscritta, fallo subito, è gratis! E per 7 giorni ti accompagno a sviluppare la tua intelligenza primitiva, con pratiche che poi puoi praticare da sola quotidianamente, anche a casa, o in ufficio, o in bus mentre vai al lavoro! QUI più info).
2) Ascoltare la tua visione ideale
Quando hai terminato con le domande di prima, ti invito a porgerti queste nuove domande – datti anche in questo caso il tempo di far emergere le risposte attraverso l’ascolto, lasciando che si manifestino sensazioni immagini, intuizioni, emozioni:
- Quale è il mio stile di vita ideale?
- Cosa sogno di fare da mattina a sera?
- Come vorrei che fosse composta e organizzata la mia giornata?
- A quali attività vorrei dedicare il mio tempo nell’arco della giornata?
- Che persone vorrei avere intorno?
- Quale ambiente di lavoro mi farebbe sentire bene, che tipo di persone, colleghi o collaboratori?
- Quali emozioni e sensazioni vorrei avere di me, nell’arco della mia giornata?
Con gli occhi chiusi, sogna e immagina questa situazione di vita.
Questa pratica è una delle prime che propongo nell’ambito del percorso “Genio nativo”, nell’ambito della costruzione della propria visione personale di cosa sia il successo e la realizzazione personale e professionale. È la tappa fondamentale iniziale per capire cosa sogno, quale è il punto di arrivo di ciò che voglio realizzare con il mio lavoro.
Senza sapere cosa desideriamo profondamente, come possiamo mettere in ordine le nostre energie e i nostri slanci, e mandare un chiaro segnale a noi stessi della strada su cui vogliamo iniziare a mettere i piedi?
Se siamo chiari con noi stessi, mandiamo un segnale chiaro e forte anche alla vita, e la vita poi risponde! (ti è piaciuta questa frase? Twittala subito cliccando qui!)
Almeno, questa è la mia esperienza.
Più ci fidiamo del movimento della vita, più diventiamo capaci di danzarlo, più la vita ci fa danzare.
Bisogna avere però chiara la nostra intenzione.
Quindi scrivi questo tuo sogno di stile di vita ideale, come passo iniziale per poi mettere in relazione questa tua visione ideale di te, con il tipo di lavoro che ti potrebbe aiutare a realizzarla.
3) Ascoltare chi sei e cosa hai
Ora sei pronta per l’ultimo step che ti propongo: ascoltare tutto ciò che si muove dentro di te ora.
Come prima, appoggia dolcemente questa domande nella tua attenzione:
- Quali sono le tue passioni?
- Cosa ti viene facile?
- Cosa impari velocemente?
- Quali capacità ti riconoscono maggiormente le persone intorno a te? Per cosa generalmente chiedono il tuo aiuto? Su quali punti forti tuoi sanno di poter contare?
- Cosa ami di te stessa?
- Quali doni hai ricevuti dai tuoi genitori o dai tuoi parenti, in termini di attitudini, capacità e predisposizioni?
- Per quale tipo di attività ti senti più portata?
- Quali ambienti di lavoro ami? Che caratteristiche deve avere l’ambiente di lavoro deve senti che ciò che tu sei può venire accolto e onorato ed espresso in pieno?
- Quali esperienze professionali hai finora accumulato? Quali sono state più profonde e quali più superficiali?
- Quali competenze professionali hai costruito finora con il lavoro che hai fatto? mappale una ad una, su un foglio grande, evidenziando in modo speciale le competenze che ami di più fra quelle che hai e che hai conquistato, e quelle su cui vuoi puntare ora per il tuo futuro, quelle competenze che vuoi assolutamente usare, amplificare, potenziare (come dici tu, eventualmente attraverso qualche formazione mirata a farle sbocciare pienamente) e portare a maturazione con te.
Ascolta le tue risposte a queste domande, e prendi appunto su tutto.
Marcus Buckingam ha scritto un libro che consiglio a tutti: “Now, discover your strengths!”.
Il libro si basa sul concetto che lavorano meglio, con più efficienza, risultati e soddisfazione personale, le persone che nel loro lavoro usano i propri talenti, anziché le persone che cercano di migliorare i propri punti deboli.
E la spia dei nostri talenti è costituita da quanto ci viene facile, spontaneo, naturale, veloce, piacevole.
Quando un’attività ci riesce spontaneamente bene e senza fatica, lì c’è un nostro talento all’opera.
Il mio mentore Jon Young direbbe che “sono nel mio progetto originario”, sono nella mia natura, sto usando il mio Genio Nativo, per dirlo alla Diana!
Ognuno di noi ha il proprio genio nativo, che è un termine che io adoro, anzitutto perché è direttamente connesso con la nostra storia antica (il termine affonda nel mondo greco-romano), e poi perché ha risvolti di significato profondi e illuminanti (ma a questo magari dedico un prossimo articolo di approfondimento!).
Fra l’altro per chi acquista il libro “Discover your strengths” è incluso il test gratuito online per individuare le proprie 5 forze naturali (il test si può fare anche a prescindere dal libro, comunque, acquistandolo per 10$ dal sito web del libro, qui: http://bit.ly/IP-strengthsfinder).
È importante scrivere perché buttando giù tutto (senza censure o ripensamenti in questa fase, giù tutto così come ti viene! Sistemerai poi successivamente) mettiamo in chiaro il groviglio di sensazioni che spesso abbiamo dentro di noi ma che non cogliamo mai in modo dettagliato.
Spesso le persone con cui lavoro quando fanno la Mappa dei propri talenti (è la seconda puntata del percorso Genio Nativo! Se vuoi saperne di più, vai qui: http://bit.ly/genionativo) si rendono conto di avere in se stesse giacimenti di risorse e di unicità che prima neppure realizzavano!
Essere consapevoli dei propri “superpoteri”, come li chiamo io scherzosamente, delle proprie unicità, di quel colore unico che noi abbiamo, ci dà molta più fiducia e coraggio nel portarlo davvero fuori, nel mondo, per contribuire al suo grande dipinto. (ti è piaciuta questa frase? Twittala subito cliccando qui!)
Se non lo facciamo, al mondo mancherà il nostro colore! Per questo, prendersi in mano, coltivarsi e darsi strumenti per manifestare in pieno il proprio potenziale fino a fiorirlo, è un gesto non egoistico ma altruistico.
4) Attivare la fiducia.
L’invito di questa ultima pratica è il seguente:
Ascolta le risposte alle ultime domande, quelle del punto 3, e mettile in relazione con la tua visione ideale di te, su cui abbiamo lavorato al punto 2.
Prova a collocare le tue passioni, le tue competenze cuore, i tuoi doni, le tue predisposizioni, all’interno della tua visione ideale, del tuo stile di vita ideale, del tuo ambiente lavorativo ideale.
Costruisci il collegamento fra il cuore del cuore di quello che sei e quello che vuoi avere intorno.
- Come ti immagini che sia un lavoro in cui portare il cuore del cuore di ciò che sei?
- Cosa faresti?
- Chi sarebbe vicino a te?
- Come vivresti il tuo tempo?
- Che rapporto avresti con te stessa, con chi ti circonda?
- Quale ponte di collegamento ti immagini fra ciò che sei stata finora, ciò che sei ora nella tua ricchezza attuale ma anche potenziale?
- Dove senti che il tuo cuore e tutto di te si volgerebbe volentieri, ora, professionalmente?
E a questo punto puoi trovare tu stessa ulteriori domande germinative, che ti aiutino a focalizzare la strada professionale verso cui orientare il tuo passo.
Importante: non è necessario trovare ora tutte le risposte!
Queste domande sono germinative, cioè sono appunto dei germi, che hanno bisogno di tempo per svilupparsi, e portarti le risposte.
È importante però darti forte l’intenzione di ricevere input, segnali, informazioni e indicazioni, che ci arrivano sempre copiosi quando ci mettiamo in ascolto con l’intenzione di trovare.
Questa è la parte più difficile: si tratta di lasciar andare il controllo, il bisogno di risposte subito, e allargare l’attenzione ad abbracciare la nostra quotidianità, e il nostro sentire, lasciando che entrambi ci manifestino la strada in cui stare bene, ora, con quello che siamo, con quello che abbiamo, e con quello che finora abbiamo capito della vita e di noi stessi.
Aspetto di sapere cosa troverai, Daniela, in queste tue esperienze di ascolto, se vorrai praticarle.
Sai, io non credo che nessuno abbia delle ricette da dare che siano valide per tutti.
Ma penso che le domande che ho posto in questo articolo possano portare risposte a tutti, ognuno per sé, perché ognuno ha già dentro di sé le risposte che cerca.
Basta solo darsi lo spazio e il tempo e l’ascolto per lasciarle emergere.
Cosa ne pensi Daniela? e Cosa ne pensate tutti?
Scrivetelo nei commenti qui sotto, oppure su Facebook (nella pagina di Intelligenza Primitiva), oppure a me personalmente via email.
Condividere pensieri ed esperienze è importante perché crea possibilità di rispecchiamento, riconoscimento e risonanza di cui tutti ci possiamo avvantaggiare, per usare l’esperienza e le idee degli altri per migliorare il nostro modo di stare al modo.
Team Power semper!
A disposizione,
Diana vostra.
L’inizio (rilassamento e ascolto di ciò che è ora con te) mi sembra qualcosa simile ad un’esperienza che ho già provato: la mindfulness.
Grazie mille.
Lo farò.
Matteo
Ciao Matteo! Sai che non sei il primo che mi dice che alcune mie pratiche assomigliano alla Moindfullness? Pensa che osno cose che io faccio da 20 anni, quando la mindfullness non esisteva neppure… Per me significa che alcune pratiche sono universali, e vengono trovate da chiunque si metta in ascolto del proprio corpo, con l’intenzione di trovare ciò che ci fa stare bene…. l’ascolto, del corpo, del respiro e dei suoni intorno a noi secondo me è comune a molte pratiche meditative, anche se io non ho preso le cose che trovi in questo libro da nessuna tecnica specifica, ma solo dal mio ascolto di me, e dal tentativo di trovare ciò che mi fa sentire allineata, tranquilla e centrata…. Mi dirai se riesci a praticare qualcosa di questo articolo che effetto ti fa! 🙂