Eccoci arrivati ad un nuovo articolo della serie dedicata ai video della campagna di Conservation International “Nature is Speaking” dedicato al ghiaccio, interpretato da Liam Neeson.
Siamo quasi al termine di questo viaggio tra le voci della natura, e siccome siamo ormai alla fine dell’estate, ho pensato di parlarvi dell’elemento che simboleggia la staticità, la fermezza: il ghiaccio. Di solito, quando un viaggio sta per finire, mi perdo a fantasticare a tutte le esperienze che ho fatto, facendo tesoro di tutto ciò che ho imparato.
Abbiamo scoperto l’importanza di molti elementi naturali, e imparato come fare per apprezzarli al meglio per sentirci in connessione con essi, e quindi con la natura stessa.
Anche con il ghiaccio, nonostante la sua apparente mancanza di dinamismo e vitalità, riusciremo a fare lo stesso.
Il ghiaccio a livello microscopico
Ebbene, il ghiaccio altro non è che acqua nella sua forma solidificata. Come avevo già scritto nell’articolo sull’acqua (che potete leggere qui se l’avete perso), questa molecola è formata due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, che avendo cariche diverse, rendono la molecola d’acqua parzialmente carica elettricamente (motivo per cui l’acqua è un ottimo conduttore di elettricità). Questa carica fa sì che le molecole d’acqua, allo stato liquido, si comportino in maniera disorganizzata, respingendosi o attraendosi tra loro a seconda di dove si trovino, ciò è dovuto alle alte temperature, che fanno “agitare” le molecole.
Una struttura ordinata
Quando però, la temperatura scende sotto gli 0 gradi, l’energia termica è molto ridotta, perciò le molecole di acqua non si “agitano” più, e rimangono ferme e molto vicine tra loro, aumentando così la forza dei legami intermolecolari che danno origine ai reticoli cristallini del ghiaccio.
Questi reticoli possono essere immaginati come degli esagoni tridimensionali, i cui spigoli sono occupati dagli atomi di ossigeno e i lati da quelli di idrogeno. Questi esagoni sono vuoti, dentro c’è solo aria, ciò determina l’abbassamento della densità del ghiaccio, che quindi galleggia sull’acqua. Ed ecco già la prima proprietà unica del ghiaccio: è l’unico solido in natura che galleggia sul proprio liquido. Ma ne scopriremo molte altre.
Il ghiaccio in natura
Veniamo all’importanza del ghiaccio in natura. Come ogni cosa naturale esistente sulla Terra, ha uno scopo, un ruolo, ben preciso. Nel ciclo idrologico, il ghiaccio è la forma sotto la quale l’acqua può essere immagazzinata per lunghi periodi di tempo. Quando piove ad alte altitudini, l’acqua cade in forma solide, la neve, che si accumula sulle cime delle montagne come calotta o ghiacciai. In questo modo, nei periodi caldi dell’anno, il ghiaccio si scioglie e l’acqua può ritornare a riempire i letti dei fiumi e i bacini dei laghi.
Inoltre, la presenza di ghiaccio è un fattore essenziale per la sopravvivenza di molti organismi viventi. La neve può infatti formare un lenzuolo protettivo per animali e piante che vanno incontro a ibernazione negli inverni più rigidi, isolando la superficie del terreno intrappolando, al di sotto di questa copertura, l’aria calda.
Se ci pensiamo, è lo stesso principio per cui negli igloo non fa freddo, permettendo alle persone di vivere al loro interno. Come sappiamo, gli igloo sono le tipiche abitazioni degli Inuit, gli abitanti del polo Nord, e sono costruite con mattoni di ghiaccio. Il ghiaccio, come appena detto, contiene aria, e quindi anche questi mattoni, al loro interno, ne contengono molta, che crea una barriera termica impedendo al calore sprigionato da un fuoco, o dal calore umano nell’igloo, di disperdersi all’esterno. Da bambina ho sempre sognato di poter entrare in un vero igloo, ero scettica circa la possibilità di vivere dentro al ghiaccio! Ma la scienza ha sempre una spiegazione a tutto!
Il ghiaccio sulla Terra
I glaciologi ci dicono che stimare quanto ghiaccio sia effettivamente presente sulla terra è abbastanza difficile. Bisognerebbe misurare la profondità di tutte le calotte e dei ghiacciai montani presenti al mondo. Questo calcolo è stato riservato all’Antartide, che vanta un volume totale di ghiaccio di circa 30 milioni di km3. È più semplice invece, stimare la totalità di superficie terrestre ricoperta dal ghiaccio, che equivale a circa 15 milioni di km2. In ogni caso, la maggior parte del ghiaccio terrestre esiste sotto forma di calotte glaciali, come l’Antartide e la calotta glaciale della Groenlandia. Si tratta di una grande massa di ghiaccio che ricopre un’ampia superficie di terre emerse, distinta dagli iceberg, che sono invece masse di ghiaccio galleggianti. Ci sono poi i ghiacciai montani, come quelli delle Alpi o dell’Himalaya. Il ghiaccio che li costituisce potrebbe formare da solo un cubo dal lato di 55,4 km! Guardate questa infografica per crederci.
E se tra qualche decennio sparisse tutto ciò?
In questa infografica sono elencati 10 posti da vedere sulla Terra prima che scompaiano (per colpa dell’uomo). I ghiacciai sono in questo elenco. O meglio, nell’elenco compare il Glaciers National Park del Montana (USA), che potrebbe non ospitare più ghiacciai nel prossimo ventennio. Credo però che questa stima possa essere estesa anche ad altri ghiacciai presenti al mondo. Uno di questi è sicuramente il ghiacciaio di Ciardonay, nel parco nazionale del Gran Paradiso, in Italia. Luca Mercalli, noto climatologo italiano, ha dedicato una puntata della sua trasmissione “Scala Mercalli” interamente ai ghiacciai. Col suo modo semplice e diretto, ha spiegato le cause e le possibili conseguenze dello scioglimento di questi giganti di ghiaccio.
Ve la linko qui se volete vederla.
I ghiacciai vanno protetti
Quando si è iniziato a parlare concretamente di surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai era sicuramente l’argomento più dibattuto. Oggi invece è “oscurato” dai discorsi sull’inquinamento dei mari e di tutti gli altri problemi causati dall’uomo alla natura. Di fatto, da quando si è iniziato a parlarne quotidianamente, potremmo dire all’incirca 20 anni fa, la situazione non ha fatto altro che peggiorare. Infatti, non esiste al mondo un ghiacciaio che non sia arretrato, o che abbia ridotto il suo volume a causa dello scioglimento.
Questo link vi riporterà ad un articolo di Mercalli circa i suoi studi sul ghiacciaio Ciardoney, “l’osservato speciale”, dove lui stesso nel 1986, ha creato una stazione di misurazione per il monitoraggio di questo ghiacciaio. Nel suo studio, risalta come il ghiacciaio, dal 1972 quando iniziò a essere monitorato , è arretrato di ben 430 metri, quasi mezzo chilometro! Le immagini, come vedrete, sono impressionanti.
L’arretramento non riguarda solo i ghiacciai montani, ma anche le calotte polari. Dal 1987, lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e nell’Antartide ha portato ad una perdita di ghiaccio pari a 17 volte l’estensione dell’Italia. Come spiegano queste grafiche. I complottisti che non credono all’incubo della crisi climatica non hanno vita facile, perché questi dati sono supportati dai numerosi satelliti posizionati dalle agenzie spaziali di tutto il mondo.
Le conseguenze
Se le temperature non ricominceranno ad abbassarsi, o meglio, inizieranno a non aumentare più, le conseguenze per il nostro pianeta saranno devastanti. La prima interesserà sicuramente l’alzamento dei livelli del mare, che con lo scioglimento del ghiaccio totale terrestre, potrebbero salire di almeno 90 centimetri. Città come Venezia, o arcipelaghi come le Maldive, potrebbero scomparire per sempre. Uno scenario apocalittico, non più così irrealizzabile visti i dati degli ultimi anni.
Non solo noi umani ne pagheremmo le conseguenze, ma anche molte specie animali che del ghiaccio hanno fatto il loro habitat. Molte stanno già pagando gli effetti del surriscaldamento attuale, gli orsi polari in primis, costretti a spostarsi sempre più lontano per cercare cibo o per costruirsi la tana, a causa della scomparsa dei ghiacci, con il rischio di scontrarsi con insediamenti umani.
Agire sempre e da subito
È una gara contro il ghiaccio, che all’inizio ho definito statico, lento, ma è più veloce a sciogliersi di quanto noi siamo veloci a evitare che ciò avvenga. Siamo ancora in tempo per far qualcosa e schierarci dalla parte della natura, per ridurre le emissioni di gas serra e impedire l’ulteriore innalzamento delle temperature.
Nel dicembre 2015 è stato firmato l’accordo di Parigi da 195 paesi di tutto il mondo, che si sono impegnati in accordo universale e giuridicamente vincolante (così c’è scritto sul sito dell’UE) sul clima mondiale, stabilendo un piano d’azione globale per evitare che le temperature si alzino di 2°C.
Dal 2015 ad oggi ne sono cambiate di cose, gli Stati Uniti si sono tolti dall’accordo dopo l’elezione dell’ultimo presidente, ma di recente sembrerebbe stiano cambiando la loro decisione, forse perché i cambiamenti climatici non sono più ignorabili neanche da loro.
Spero che tutti gli stati aderenti si impegnino veramente nel mantenere vivo l’accordo, che ci credano davvero, e che quello non diventi un semplice foglio di carta, ma il simbolo della corsa contro il tempo dell’uomo per salvarsi dai suoi stessi errori.
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